Segreta, remota, ancora intatta come alle origini del mondo e…. raccontata con ironia!
Siamo andati a Fregate Island, nell’arcipelago che ti innamora. Alle Seychelles, dove lo scapolo più accanito di Hollywood è atterrato single ed è tornato con l’anello. Per noi, invece, 7 spiagge, 2 mila tartarughe e uno chef che sussurra alle papaie.
Vista così, dall’elicottero, l’isola sembra proprio deserta. Di più, uno di quei luoghi non del tutto reali che Emilio Salgari chiamava «laggiù, dove la mano dell’uomo non ha mai messo piede». Il contorno della costa è una striscia abbagliante di colori, prima il verde della massa di palme fitte e frondose, poi diventa celeste come un vetro, più lontano dalla riva invece blu, e infine scura e compatta come ti aspetti dal mare aperto: il risultato finale ricorda l’iride di un occhio cangiante.
A PROVA DI PRINCIPE
L’idea, tra i paradisi a disposizione sul mappamondo, in verità ce l’ha data qualcuno tutt’altro che libertino: Kate Middleton, che da eterna fidanzatina di un principe indeciso, ha portato Prince William all’altare reale dopo una fuga strategica qui alle Seychelles. Se aggiungiamo che a uno scapolo ventennale come George Clooney sono bastati pochi giorni alle Seychelles per capitolare e correre a comprare l’anello alla fidanzata, il potere taumaturgico di queste isole è scientificamente provato: siamo nel triangolo delle Bermude dell’amore trionfante.
IL NIRVANA SI CHIAMA AYURVEDA
Quando si esce con la macchinina elettrica personale fornita all’arrivo, non si può dire comunque che ti assalga la massa. Le sette spiagge dell’isola – una, Anse Victorin, l’avete già vista: è tra le «Best Beach In the World» – si raggiungono a piedi, facendosi strada in mezzo alle palme e alle liane tra gradini di pietra. Per una magia abilmente gestita dal butler privato, incontrare altri ospiti è praticamente impossibile. Sull’isola riconosci chi è reduce dai trattamenti del team indiano a occhio nudo: ti dona una faccia beata da Nirvana a fior di pelle che non hai più bisogno del viaggio di nozze.
«In realtà, l’unico problema è riuscire a stanare gli ospiti dalle ville», scherza Arnauld Davin. Giovane e francese, Arnauld qui è lo chef. Dunque è lui il vero capitano di questa nave rocciosa circondata dal nulla, che sembra sempre sul punto di andarsene alla deriva chissà dove con le sue ville, ospiti, sushi, eliporto e animali acchiappati sulla linea rossa dell’estinzione, come il millepiedi delle Seychelles, grazie al paziente lavoro del team scientifico.
La task force naturalistica di Fregate Island è forse il dettaglio più impressionante di tutto il viaggio: il gruppo tedesco Oetker Collection, di cui l’isola fa parte, investe nel Conservation Project, un impegno e risorse tutt’altro che di facciata.
Niente orticelli a chilometro zero. Senza clamori da diciture «bio» ed «eco», di cui gli hotel del mondo spesso usano e abusano, qui l’80 per cento del cibo arriva dalla piantagione, che Arnauld cura personalmente con piglio contadino. Per dire, lo abbiamo visto conversare con una papaia.
Il risultato è una cucina raffinatissima, ma ultra fresca per 35 ospiti, la capienza massima. Solo trentacinque esseri umani. Più 140 persone dello staff e 2 mila tartarughe giganti, fa 2.175. Un paradiso affollato ma deserto, dove sei sempre solo, però con un citofono nascosto dietro la palma (sì, c’è) per ordinare un gin tonic. Clooney non è certo uno sprovveduto, ma forse stavolta si è fatto fregare.
IN HOTEL
Fregate Island Private, che abbiamo visitato nel mese di marzo, fa parte di Oetker Collection: non una catena, ma otto Masterpiece Hotels nel mondo, tutti di proprietà o gestione della stessa famiglia (la dinastia tedesca Oetker). Diversi tra loro, sono uno più iconico dell’altro: Le Bristol di Parigi, l‘Eden Rock di St Barths, per dire. Degli otto, l’isola è l’indirizzo più «selvaggio».