Il sushi sembra una cibo semplice, ma come si prepara? E qual è il modo migliore per mangiarlo? Con le dita o con le bacchette? Immerso nella salsa di soia o inzuppato di wasabi? In un sol boccone o meglio in due? The World is Mine vi porta in Giappone, con un viaggio straordinario, alla scoperta della cultura culinaria del Sol Levante, con esperienze di gusto uniche fra ramen e sushi.
Alcune teorie per gustare il sushi correttamente richiedono l’uso delle mani e l’accorgimento di prenderlo delicatamente e capovolgerlo. C’è una semplice ragione: la base di riso si disintegrerà se immersa direttamente nella salsa di soia, facendo perdere al boccone il suo delicato equilibrio zen. Vero o falso che sia, è un accorgimento da sperimentare una volta arrivati in Giappone!
Ogni ristorante, qui in Giappone, da ai suoi clienti un umido oshibori (asciugamano) per asciugarsi le dita prima di mangiare e tra un boccone e l’altro. Le bacchette, invece, vanno usate per raccogliere i gari (zenzero sottaceto dolce), che servono per rinfrescare il palato. Il wasabi grattugiato – il pungente rafano nipponico – viene solitamente spalmato sul blocco di riso, noto come “shari”, mentre viene premuto il sushi. I maestri di sushi della vecchia scuola, generalemtne, aggrottano le sopracciglia se ne viene chiesto di più (la sua preparazione è laboriosa e complicata). Il wasabi può essere mescolato con salsa di soia per immergere il sashimi (pesce crudo senza riso sushi), ma mai per il sushi.
Ad ogni modo, come potrete constatare, le bacchette sono l’utensile preferito per la maggior parte dei giapponesi per gustare il sushi, al giorno d’oggi. Secondo i migliori chef è un errore gravissimo. La parte pressata di riso, infatti, è molto morbida e friabile (proprio per fornire un sapore delicato al palato) ed è destinata a rompersi una volta immersa nella soia. Inoltre, il sushi è stato propriamente pensato per essere mangiato con le mani, anche se i giapponesi del nuovo millennio faticano ad accettare questa tradizione.
Molti dei migliori ristoranti sushi non hanno menu; il pasto è più vicino a una degustazione di di prelibatezze espresse. Non è educato lasciare un pezzo di sushi appena presentato per troppo tempo intonso, poiché la temperatura, la consistenza e l’umidità cambiano. Nell’imbarazzo della scelta, è meglio optare per la formula “o-makase” ovvero chiedere esplicitamente allo chef di proporvi un percorso di degustazione. Le bevande non sono solitamente incluse – la frase per questo è “nomimono betsu desu” (bevande separate). Una buona notizia: non esiste un ordine specifico in cui mangiare diversi tipi di sushi. Il che ci mette al sicuro da ansie da menu…
I ristoranti di sushi in Giappone servono tè verde o marrone tostato, che viene portato alla fine di un pasto (mentre spesso si accompagnano i piatti con sake o birra). Il tè è chiamato “agari”. Il conto è solo un numero scritto su un foglietto di carta. La scoperta dei sapori del sushi è un’esperienza di gusto che cambierà le vostre prospettive culinarie e che vi permetterà di entrare nel cuore e nel pensiero della cultura giapponese, partendo da uno dei piatti che meglio riassume la popolare filosofia zen.