Ventaglio chiede il concordato
Ventaglio chiede il concordato
Il Ventaglio chiederà entro dicembre il concordato preventivo con ristrutturazione, come da articolo 160 della legge fallimentare. In mancanza di qualsiasi soluzione di salvataggio, il CdA “ha accertato l’intervenuta causa di scioglimento della Società e darà corso agli adempimenti di legge”. Lo annuncia laconicamente una nota in cui si spiega anche che il prossimo CdA “valuterà tutte le iniziative volte a garantire la prosecuzione dell’attività commerciale”.
Poche le certezze allo stato attuale delle cose: il gruppo è assistito dall’advisor La Compagnia Finanziaria Spa, banca d’affari milanese, con l’importante consulenza di Franco Tatò, manager di lungo corso e di altissimo profilo, tra l’altro specialista in grandi ristrutturazioni.
Altra certezza è che Best Tours, il tour operator del gruppo Ventaglio guidato da Mario Vercesi, ha conti in attivo e continua regolarmente a operare, con una programmazione arricchita rispetto al 2008, in 14 cataloghi. E sarà molto probabilmente il brand che per primo troverà il proprio rilancio sganciato dal gruppo dei Colombo (tra le voci di questi giorni il possibile impegno di nuovi investitori a fianco di Vercesi, che già ha il 15% delle quote). Inoltre il booking del Ventaglio riaprirà il 5 di dicembre per servire il prodotto rimasto operativo: Zanzibar, il Kenya, Sharm el Sheikh, parte dell’offerta in Africa.
Ma è anche verosimilmente certo che entro dicembre si estenderà la cassa integrazione, parzialmente avviata nei mesi scorsi per i dipendenti del Ventaglio: attualmente sono 350 tra le due sedi di Milano e Genova, in tutto circa 1.500 inclusi quelli all’estero, tra fissi e stagionali.
Tra le ipotesi c’è anche l’accesso alla ristrutturazione con la legge Marzano (l’amministrazione straordinaria per il salvataggio delle grandi imprese in crisi) che forse – se si verificassero le molte condizioni richieste dalla complessa normativa – potrebbe salvare il marchio Ventaglio, per farlo ripartire in condizioni del tutto nuove. Molto potrebbe fare probabilmente la lunga esperienza di Franco Tatò.
Tra le incertezze c’è naturalmente il parere del giudice fallimentare cui sarà affidata la sorte del gruppo. E di nuovo la disponibilità dei fornitori a trasformare i loro crediti in quote capitale della nuova eventuale good company, portatrice, comunque, di 40 anni di storia del turismo italiano
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